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08-04-2020

Portogruarese in ginocchio. Sospeso l’83,94% delle imprese artigiane

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L’emergenza Covid-19 ha imposto la chiusura a molte attività produttive. Prima del 25 febbraio, in Veneto, secondo i dati di Unioncamere Veneto, il 60% delle imprese era già stata interessata da una riduzione della produzione: le maggiori incidenze si registravano nei settori moda (75%) e carta e stampa (71,5%). Nel comparto metalmeccanico, invece, 1 impresa su 2 evidenziava un calo della produzione. Il dato che allarmava di più, tuttavia, era che il 27% delle imprese aveva dovuto sospendere la produzione.

Ad oggi, la situazione in Regione appare grave. Su oltre 430 mila imprese presenti sul territorio [125.362 artigiane (29,1%) e 304.904 non artigiane (70,9%)], il 56,4% è stato sospeso. Nello specifico, le aziende artigiane sospese sono il 64,2%, mentre quelle non artigiane sono il 53,2%. In termini di addetti, invece, i dipendenti che non stanno lavorando nell’ambito dell’artigianato sono il 62,3%, mentre nelle imprese non artigiane sono il 51,8%.

Per quanto concerne il mandamento di Portogruaro, le criticità sull’andamento del comparto economico dell’artigianato sono più preoccupanti. Dai dati in possesso di Confartigianato Imprese Veneto Orientale e relative alle imprese associate, a fronte di una chiusura complessiva delle imprese in regione del 64,2% (con il 62,3% degli addetti), il Portogruarese registra un’impennata delle sospensioni. Le aziende artigiane, coperte dal Fondo di Solidarietà Bilaterale Artigianato (FSBA) hanno una percentuale di chiusura del 83,94% e di sospensione degli addetti al 82,08%. A risentirne di più, è il settore dell’edilizia ormai vicino alla completa chiusura con percentuali che vanno oltre il 95%.

A livello numerico, in sostanza, nel portogruarese delle circa 2.400 aziende artigiane attive (di cui 800 appartengono al settore edile ovvero il 1/3 del totale delle imprese), oltre 2.100 si trovano nella condizione di sospendere la propria attività. Con una mancata produzione che si può stimare, per le sole imprese artigianali, in 2 milioni di euro al giorno.

Anche in questa drammatica occasione emerge una maggiore fragilità del tessuto economico artigianale e, più in generale, delle imprese del territorio.

«L’articolata struttura organizzativa del mondo artigianale - afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Orientale, Siro Martin - reagisce con forza, determinazione ed immediatezza sostenendo le imprese, che al momento (almeno fino al 25 aprile) sono completamente finanziate dai versamenti effettuati negli scorsi anni attraverso la contribuzione FSBA e l’aliquota INPS per CIGO nell’edilizia. Protraendosi questa situazione oltre il 25 aprile 2020, data in cui è previsto il termine dei fondi raccolti da FSBA, anche le aziende artigiane del nostro territorio dovranno, ad esclusione del settore edile, utilizzare la cassa integrazione in deroga per nove settimane, oltre ad ulteriori quattro settimane messe a disposizione dalla Regione Veneto. La situazione è grave: spero che il Governo non rimanga sordo e miope di fronte ad un’emergenza che richiede interventi mirati per rimettere in piedi il nostro tessuto economico, ma soprattutto iniziare a ragionare su concrete misure per la prossima e imprescindibile ri-partenza delle attività. È importante che tutte le strutture locali, pubbliche e non, si interroghino per capire l’ulteriore impatto negativo che potrà avere su tutto il tessuto economico, e sicuramente sulle attività di servizio dell’artigianato, una partenza ritardata e con il freno a mano tirato della stagione turistica. Mi auguro che almeno questa volta l’intero territorio si faccia portavoce di un appello univoco delle rappresentanze delle imprese e delle Istituzioni per trovare soluzioni percorribili, immediate e adeguate alla nuova realtà economica che ci si prospetta».